468 metri di camminata sospesi nel vuoto. Questo è quello che ho passato in una tranquilla domenica mattina con marito e sorella.
Impavidi e coraggiosi, ci siamo diretti a Cesana Claviere, dove si
trova il ponte tibetano più lungo del mondo,
con possibilità di aggiungere anche una “facile” ferrata della durata di
un’ora circa.
All’arrivo i ragazzi alla biglietteria ci hanno
aiutati con l’imbragatura e spiegato come utilizzarla. È anche
possibile portare la propria, nel caso la si possegga già.
Per i caschetti vengono forniti cuffiette igieniche.
Di fronte alla biglietteria, a livello strada, si trova una ricostruzione di un
pezzo di ponte, utile per farsi un’idea di quello che ci aspetterà una volta
all’inizio di quello vero, e per provare ad usare i moschettoni
e l’imbragatura!
Finito il briefing, è ora di incamminarsi! Un sentiero nel bosco di circa 20 minuti, semplice e
con pochissimo dislivello, porta all’inizio del primo ponte tibetano.
Qui si trova un altro addetto che ti rassicura a sua volta, prima di cominciare
l’avventura!
Il primo impatto può essere un po’ adrenalinico, ma poi, passo passo, ci si
inizia ben presto a divertire e rilassarsi.
Finito il primo ponte bisogna spostarsi, sempre rimanendo legati, sull’altro
lato della montagna, per proseguire sul secondo ponte, il più lungo,
che attraversa una gola con un fiume sottostante.
Terminato il secondo ponte, si arriva sulla terra
ferma.
A questo punto si possono prendere due strade: o
proseguire per il sentiero che in pochi minuti porta al terzo e ultimo ponte, oppure tentare la via ferrata.
Siccome ci stavamo divertendo e volevamo far durare l’esperienza più a lungo, ci siamo sentiti abbastanza convinti e abbiamo optato per la ferrata, anche se non sapevamo bene cosa aspettarci.
Dal ponte infatti è visibile solo il primo
tratto, che si arrampica sulla parete della montagna.
Dopo pochi passi, però, bisogna girare
sull’altro versante, e da lì la vista è un po’ paurosa, in quanto ti trovi a
camminare su dei supporti di ferro,
inseriti nella parete rocciosa, a strapiombo sulla valle.
In realtà è solo un fatto psicologico di trovarsi a una certa
altezza, perché poi di fatto la ferrata in sé è
molto semplice da effettuare.
Tenendosi sempre imbragati, si passa da un ferro
all’altro, afferrandosi a una corda ricoperta in gomma e molto ben tenuta.
Terminato il primo pezzo, c’è un piccolo
sentiero nel bosco che porta a un’altra parete dove si sale tipo scaletta per un altro
pezzo.
Infine, c’è un’ultima salita, che si può fare
quasi gattonando, e che assomiglia più a una vera e propria scala nella roccia, che porta a
un vecchio bunker militare.
Il bunker viene attraversato a piedi e si esce dal
lato opposto, ricongiungendosi al terzo e ultimo ponte.
Questo ponte è più breve degli
altri due, ma molto più alto. Quando siamo
stati noi, c’era anche un po’ di vento e il ponte tendeva a dondolare un
pochino.
Ma
ormai, una volta giunti qui si è quasi degli esperti, per cui senza paura si
affronta anche l’ultimo scoglio, fino a tornare sul versante della montagna
dove si trova la biglietteria, per poter riconsegnare l’attrezzatura.
Sia il ponte tibetano di Cesana Claviere che la ferrata al bunker sono attività che consiglio a tutti, a meno che non si soffra di vertigini. Facili, divertenti, in mezzo alla natura e molto economici.
Qualche info tecnica.
Dietro le biglietterie si trovano dei
bagni, mentre a pochi passi c’è un ristorante (che non ho provato in quanto
avevamo il pranzo al sacco. Per questa seconda opzione tenete presente che ci
sono pochi tavolini in legno dove potersi appoggiare).
Come abbigliamento consiglio scarpe da trekking o scarponcini da montagna, con
suola che non faccia scivolare, e un pile o k-way per il vento o le zone in
ombra, che sono un po’ più fredde.
In caso di maltempo il ponte è chiuso e non percorribile.
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